orge
La Donna che Guarda
di LucasFromParis
20.12.2019 |
12.606 |
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"Ho imparato a farlo, mi comportai così anche quella volta..."
“Ciao, può interessarti il last?” Durante una anonima e grigia mattina di lavoro decisi, spinto da un impulso che non mi so spiegare, di gettare un occhio al mio profilo. Curioso di vedere chi fosse venuto a visitarmi, curioso di vedere velocemente se ci fosse qualche novità in giro. Non aspettavo nulla. Non mi aspettavo nulla. La piccola icona gialla a forma di busta portava un segno rosso. Un segno che tutti noi, almeno tutti noi maschi, amiamo. Ci dà sempre un piccolo brivido di adrenalina. Da quel numero rosso può nascere tutto; o nulla. Nel mio caso mi accade di essere contattato da uomini o da trans, benché abbia scritto che queste categorie non rientrano nelle mie preferenze. In generale saluto e rispondo educatamente e finisce lì. Mi sforzo di rispettare tutti e di non mortificare mai nessuno con risposte sferzanti o con il silenzio. Sono persone, esseri umani. Li rispetto e rispetto la loro ricerca. Ma quella volta il breve messaggio che ho riportato proveniva da una donna! Questo è davvero raro. Questo è davvero stimolante. Decisi di rubare qualche minuto alla mia attività professionale per guardare con più attenzione. Andai sul profilo della ragazza, che disse di chiamarsi Silvia. Aveva un corpo bellissimo, invitante. Una promessa di piaceri proibiti. Poi lessi il last, ovvero l’invito per una situazione da concretizzarsi in breve tempo, a cui faceva cenno la ragazza. Vi lessi che lei stava organizzando una gang per una sua amica. La particolarità della situazione mi spinse a risponderle subito. So fin troppo bene che in questi casi i singoli si gettano come cani affamati, sgominando per farsi notare, per essere invitati. Questo non è, non è più, nel mio stile. Non fraintendetemi: non sto dicendo di essere un fenomeno non intendo far passare il messaggio di un uomo presuntuoso che non ha bisogno di cacciare. Non è così. Tuttavia, penso che tenere un atteggiamento educatamente interessato, e non mostrarsi assillante, sia il miglior biglietto di presentazione che si possa avere in questo mondo. Decisi, sicuri di sé, affidabili, corretti e trasparenti. Queste per me sono le caratteristiche che ci fanno distinguere. Questo è lo stile che cerco di portare nel gioco, come premessa a qualsiasi sviluppo. Silvia, sul suo profilo, indicava chiaramente che non era in cerca di uomini. Non le avrei mai scritto per primo. Non sarei mai stato l’ennesimo uomo che si presenta in modo più o meno scontato. Non io.
Invece fu lei a scrivermi per prima. Ne fui lusingato. Sapevo naturalmente che facevo semplicemente parte dei tanti a cui Silvia aveva scritto. A quanto pareva, me lo disse poi ma io lo immaginavo benissimo, no era così facile trovare singoli decisi, decenti e affidabili. In quel momento ero uno dei tanti. Ma ero stato rapido nel rispondere. Conosco le regole e le dinamiche; capita che delle belle situazioni ci vengano offerte. Come un treno che passa, ma non si ferma a lungo davanti alla nostra stazione. Se si vuole, ci si sale sopra e si parte per un nuovo viaggio verso le emozioni dell’ignoto. Ho imparato a farlo, mi comportai così anche quella volta. Inviai la mia risposta alla misteriosa Silvia assieme ad alcune mie foto a viso scoperto, affinché avesse tutti gli elementi per valutarmi. Era un casting, né più né meno. Un casting nel quale volevo darle tutti gli elementi. Il mio profilo è molto curato, il miglior biglietto di presentazione che sono stato in grado di concepire. Mancava solo il mio viso. La mia risposta era sintetica, ma chiara: “ciao cara, come non essere interessati che se la tua amica vale? Sono Lucas, piacere di conoscerti. Dimmi tutto…” La sua replica non si fece attendere “Ciao Lucas! Avresti problemi a giocare in presenza di altri due uomini? L’idea è una minigang… Hai un bellissimo corpo e la mia amica impazzirebbe 😊 se ti interessa ti lascio Telegram”. Mi scrisse subito il suo contatto. Forse qualcuno pensa che sto per scrivere il suo nome Telegram? No cari, non lo farei mai per rispetto a questa bellissima ragazza. Il dialogo riprese in privato. Mi mostrò alcune foto della sua amica, e un suo breve video. La si vedeva girarsi lentamente davanti alla telecamera, far scivolare il perizoma e stuzzicarsi con le dita. La vidi bene, ad eccezione del volto. La osservai bene. Il culo era perfetto, levigato (come seppi) dalla palestra. Le cosce muscolose ma femminili. Un corpo da dieci e lode! Come tirarsi indietro? La sua amica si chiamava Alessia. Silvia fu davvero carina e gentile con me, mi disse che sarei stato certamente il tipo di Alessia e che mi aspettavano assieme agli altri partecipanti una sera, alle 21:30. Ci sarei stato. Per nulla al mondo avrei rinunciato a questa esperienza.
Una gang è un tipo di situazione che conosco bene. Vi ho partecipato, ne ho organizzate. Si tratta di un gioco particolare e delicato in cui molte cose possono andare storte. I partecipanti vanno selezionati con una cura particolare. Dalla gang alla macelleria… il filo è davvero esile. Un equilibrio si deve creare. La gang è forse, assieme all’orgia anonima in un locale, la situazione più impersonale. Ho partecipato a gang in cui davvero le persone sono ridotte a oggetti, a cazzi duri, a buchi da riempire. Ho partecipato a gang che assomigliano molto a uno stupro (seppur consentito e addirittura voluto). Gang nelle quali la donna viene subito spogliata e usata senza riguardi, spesso con il compagno che la osserva. Gang nelle quali non vi è tempo e modo per chiacchierare, conoscersi, creare un minimo di feeling. Ogni tanto la cruda brutalità di queste esperienze mi ha attirato. Ma raramente. Sempre meno. Più mi distacco dal semplice sesso, più avverto il bisogno di creare empatia. Per lo stesso motivo, come moltissimi amici, non partecipo a gang che, dal mio punto di vista, sono estreme. Diciamo che quattro maschi è il massimo che pratico. L’ideale per me è un tre contro una.
Alessia era bella; sensuale, Silvia me la descrisse come molto maialina. Nulla ci sarebbe stato negato quella sera. Avrei probabilmente accettato in ogni caso, incantato da quel corpo che non vedevo l’ora di possedere. Ma il vero dettaglio che scatenò la mia fantasia era Silvia La gang viene sempre organizzata da un uomo per la propria donna, amante, amica. Il fatto che una ragazza desiderasse fare una sorpresa a un’altra ragazza di cui era amica era del tutto irrituale e inusuale. Ciò che è inusuale eccita e attrae il Lupo. Ma c’era di più. Silvia sarebbe stata presente, e avrebbe (me ne chiese il permesso) ripreso tutte le scene salienti. Fu chiaro fin da subito che lei non sarebbe stata una partecipante attiva. Non avremmo avuto il suo corpo. Ma a modo suo avrebbe partecipato alla serata. Con il suo sguardo, con la sua presenza, con la sua energia e con l’eccitazione che di certo avrebbe provato. La Donna che Guarda appunto. Era questo a rendere speciale quello che mi aspettava. Questo gioco sottile e perverso di essere guardato da una ragazza. Bellissima. Ecco, erano entrambe bellissime. Sapere che la sua figa, benché nascosta e inaccessibile, avrebbe colato guardando la sua amica sbattuta, riempita e ansante era un pensiero assolutamente irresistibile. E che dire del fatto di non poterla sfiorare? Adrenalina pura! Tutti noi convocati, ne sono certo, abbiamo avuto lo stesso pensiero: ma perché non possiamo farle divertire assieme? Però le regole erano precise: nel Mondo del Gioco non c’è da fare tanta filosofia. O si accetta oppure si declina l’invito. Semplice. Mi sarei attenuto alle regole, tutti lo avremmo fatto. Ma la presenza di Silvia cambiava completamente l’energia della serata. Era come se fossimo lì con un duplice scopo: fottere il corpo di Alessia e la mente di Silvia. Avevano entrambe un ruolo che era loro proprio. Saremmo stati anche attori. Avremmo dato vita al nostro film porno privato per l’eccitazione di Silvia, spettatore d’eccezione!
Fino all'ultimo temetti in un ripensamento, un cambio di programma, un cambio di idea. Il brutto nel mondo del gioco è che ti devi fidare di sconosciuti. E capitano persone scorrette, che spariscono senza dare spiegazioni. Ho imparato che nulla è sicuro fino al momento nel quale incontri fisicamente le persone. Anzi, neppure. Perché può accadere che, come si dice in modo convenzionale, “non scatti il feeling”. Può accadere. Se si vogliono certezza, forse l’unica strada è pagare per sesso! Eppure, proprio il fatto che nulla sia scontato fino alla fine accresce la magia e l’emozione. Ti aiuta a non diventare annoiato e disincantato. Fino alla fine non sai se quel corpo che hai ammirato in foto, su cui hai fantasticato e ti sei eccitato sarà davvero tuo. Se assaggerai quella pelle, quegli umori. Se la guarderai negli occhi mentre gode. Non lo sai. Non puoi averne la certezza. Io credo davvero sia uno degli elementi che mi consentono di continuare a provare emozioni. Credetemi, nessuna emozione è più grande di quella che si prova un istante prime di varcare la linea d’ombra. Nessuna.
Avevo un breve tratto da percorrere a piedi dopo che uscii alla fermata della metro. La strada era deserta e risuonava dei miei passi. Mi ero vestito con cura: era un appuntamento, sebbene sui generis. Doccia, barba profumo. Sulla spalla avevo lo zaino dei giocattoli e una bottiglia. Portavo con me la mia voglia di mettermi in gioco. La mia esperienza e il mio inesauribile entusiasmo. La strada era deserta. Una pioggia fine non mi infastidiva. Sapevo che ogni metro percorso mi avvicinava ad Alessia.
Non ho menzionato un fatto: la gang non era solo un regalo di un’amica a un’altra. Era una sorpresa! Non fui sorpreso quando, sotto il portone vidi tre uomini parlottare. Erano loro, non potevano che essere loro. Nelle mani recavano bottiglie e addirittura fiori! Meraviglioso paradosso che solo chi vive il Mondo del Gioco può comprendere fino in fondo. Eravamo lì per fare sesso di gruppo. Sesso crudo. Eppure, portavamo dei fiori come per un’innamorata. Perché fra i veri giocatori coesistono in modo perfettamente bilanciato la voglia di sesso e quello di conoscere PERSONE. Già da questo dettaglio compresi che la selezione di Silvia. era stata accurata. E so bene quanto è difficile mettere insieme singoli di livello. Il che non significa solo uomini prestanti e belli, ma anche e soprattutto con la testa giusta. Trovare persone che vivano il gioco in modo giocoso, leggero ma corretto non è affatto semplice. E li aveva trovati. Rivolsi loro un sorriso. Lo sguardo che ci lanciammo e la complicità maschile che avvertii subito crearono la magia. Di colpo non eravamo quattro sconosciuti che volevano fare la loro scopata, ma quattro amici. Non ci sarebbero stati fenomeni, non ci sarebbero stati prepotenti. Non ci sarebbe stata nessuna gara a chi era il più figo. Eravamo in quel momento quattro amici che avrebbero fatto del loro meglio per divertire la sconosciuta Alessia. Saremmo stati alleati, complici. Come i quattro moschettieri: tutti per uno e uno per tutti!
Salimmo assieme le scale. Ci aprì Silvia, e la sua amica comprese subito. Non eravamo venuti lì per stappare una bottiglia e farci gli auguri. O meglio: non solo. Non solo quello. Eravamo li per godere e far godere il corpo che finalmente potevamo ammirare dal vivo. Alessia era fasciata in un vestito nero, semplice e sensuale che esaltava non solo il famoso culo già visto in foto, ma anche il seno generoso. Era una donna minuta e armoniosa. Sembrava una bambolina ben più giovane dei suoi anni. Il suo corpo avrebbe fatto invidia a una ventenne. Il lampo dei suoi occhi tradiva la sua eccitazione crescente. Le sue labbra erano carnose e le teneva semiaperte. Era stupita. Oserei dire: favorevolmente stupita. Scoprii con stupore che lei sapeva chi fossi. L’anno passato, mi disse, avrebbero dovuto giocare con me, il suo compagno al tempo e lei. Poi la cosa non si era concretizzata. Ma il destino fa bene le cose. Evidentemente era quella la sera. La nostra sera.
Quattro uomini erano lì per lei. Per omaggiare la sua femminilità e donarle emozione e piacere. Si creò subito un’atmosfera di calda e divertita simpatia. Una Magnum di prosecco venne aperta e brindisi si susseguivano assieme a risate e scherzi. Tutti sapevamo cosa sarebbe accaduto. Tutti lo volevamo. Tuttavia, non avevamo fretta. Come ho già scritto il “prima” è meraviglioso. Carico di promesse e di attese. Di sguardi furtivi. Feci anche la conoscenza di Silvia Anche lei bellissima: elegante e sensuale nei suoi jeans neri e nella maglia traforata di pizzi e trasparenze. Il rossetto scuro calamitava lo sguardo su una bocca carnosa e golosa. Nei suoi occhi scuri e profondi sfavillavano mille luci di malizia. Era molto compiaciuta di essere riuscita a organizzare questa bella sorpresa alla sua amica. Non provava alcun imbarazzo nel sapere che di lì a poco ci avrebbe visti trasformarci e dare l’assalto alla sua amica. Anzi, lo desiderava quanto noi. Lentamente, quasi inavvertitamente ci stavamo stringendo su Alessia come un branco di lui circonda una gazzella. Avvertivo quasi fisicamente lo sguardo di Silvia addosso mentre chiesi all’altra ragazza di slacciarmi la camicia. Fu il segnale. Il segnale atteso. Fui, come spesso mi accade, il catalizzatore, la miccia…
Io ero di fronte a lei, la baciavo. Ai suoi lati due dei ragazzi avevano tirato fuori cazzi duri e nodosi. Il quarto, dietro di lei, le stava togliendo il vestito. Nessun parlava più. L’energia sessuale avere raggiunto lo zenith, la tempesta emotiva stava per scatenarsi. Nulla ci avrebbe più fermati. Le sue mani percorrevano i corpi seminudi dei maschi. E. iniziava a riprendere con il suo telefono. Chissà cosa provò in quel momento. Chissà quali pensieri perversi le attraversarono la testa. Alessia era indubbiamente molto porca e bella. Ma Silvia era ancora peggio: era perversa nel modo sottile nel quale solo le donne sofisticate possono esserlo. Il suo ruolo era assai particolare. La sua amica stava invece perdendo rapidamente il controllo. Stava entrando in una dimensione dove contano istinto e pulsioni profonde. Mi allontanai di qualche passo per spogliami anche io. Quando mi voltai di nuovo Alessia era accucciata, la sua bocca stava deliziando i primi due maschi mentre le sue grida mostravano bene quanto l’altro complice sapesse fare un uso sapiente delle sue dita. Un osceno rumore di risciacquo iniziò farsi sentire.
Qualcuno disse: “andiamo a letto per stare più comodi!”. La ragazza venne gettata sul materasso. Un groviglio di corpi maschili muscolosi si avventò su di lei. Ma i miei compagni di gioco sapevano fare le cose nel modo giusto. Non ci fu nessun accavallamento. Nessuna prepotenza. Eravamo una squadra, un Dream Team. Alessia la sapeva usare quella cazzo di bocca. Sì che la sapeva usare! Incoraggiata da noi e dall’amica Guardona si sforzava di aprire la bocca il più possibile per far fronte agli assalti incessanti di cazzi sempre nuovi e sempre avidi. Alcuni di noi erano davvero ben dotati e la maialina faceva fatica nel tentativo disperato di ingoiare più carne possibile. Quando toccò a me, come faccio spesso, le tenni la nuca con forza “obbligandola” a soffocare, a sbavare. Le sue labbra gonfie percorrevano ed esploravano instancabilmente ciascuno di noi. Individualmente. A due a due.
Era fradicia e accolse senza problemi il primo che la montò a pecorina. Io a tratti partecipavo. A tratti giocavo con il suo sguardo, ammirandola nel piacere e negli orgasmi che la squassavano tutta ancore e ancora. A tratti invece cercavo con gli occhi lo sguardo sempre più preso di Silvia che non perdeva un istante. Era surreale vederla perfettamente vestita e complice. Inaccessibile eppure partecipe. Chissà quanto colava anche la sua figa. Con la mente stava scopando anche lei; questa consapevolezza rendeva per me unica la serata. Nel frattempo, anche il culetto di Silvia veniva messo a dura prova. Penetrata con forza nel suo ano gridava, gemeva. Si lamentava che fossero “troppo grossi” ma non si tirava indietro. O quasi, perché il più dotato dei 4, un ragazzo atletico dallo sguardo di ghiaccio venne respinto. Lui si, era troppo grosso. Un bel problema essere superdotati! Io invece scivolai nel suo buco del culo mentre era sdraiata di schiena. I miei partner le alzarono le gambe per esporla senza ritegno alla brama e al cazzo del lupo. A quel punto era pronta anche a una doppia penetrazione. Senza ritegno si rivolgeva a un immaginario interlocutore guardando la telecamera che la sua amica brandiva descrivendo fra i gemiti, in modo crudo e osceno, ciò che stava provando. Ciò che si stava lasciando fare.
La ragazza era tosta, atletica e bellissima. Ma noi quattro eravamo un gruppo da battaglia: la stavamo distruggendo di cazzi e di orgasmi. Concordammo una breve pausa, innaffiata dal fantastico prosecco. Eravamo tutti nudi, con i cazzi in erezione, a brindare come se fossero gli auguri di Natale fra colleghi. Quando mi sdraiai per terra fra le cosce di Alessia uno dei miei compagni di merende, un ragazzo possente dallo sguardo gentile, comprese subito. Aveva davvero delle mani fatate: dopo pochi secondi la ragazza iniziò a squirtare. Aprii la bocca mentre piccole gocce salmastre mi piovevano sul volto. La riportammo sul letto e lei chiese delle “coccole”. Detto fatto. Si sdraiò e uno di noi iniziò e leccare la sua figa arrossata, profanata e sensibilissima. I suoi orgasmi continuavano. Continuarono anche quando decisi di farle provare il mio fedele Magic Wand. Silvia lo guardava incuriosita. Nessuna delle due ragazze lo aveva mai sperimentato e il suo effetto su Alessia fu semplicemente devastante. Benché provata la ragazza sussultò immediatamente e gemette come una cagna.
Nessuno di noi quattro aveva davvero voglia di chiudere la serata, ma era il momento. Il momento supremo. Il momento del bukkake. Lo desideravamo tutti. Forse lo desiderava più di tutto Silvia, con il suo telefono pronto a filmare il gran finale. La sua bocca era aperta davanti a noi. Uno ad uno venimmo. Sulle sue guance, sulle sue labbra, sulla sua lingua protesa. Uno alla volta la coprimmo di sperma. La maialina era golosa e non perse una goccia. Degno di un film porno di livello.
La tensione si acquietò; tornammo un semplice gruppo di amici intenti a scherzare e chiacchierare. Brandelli di vita reale, lavoro, figli, ex mogli ed ex mariti. Un gruppo di persone educate. Un gruppo di persone belle che avevano imparato a vivere oltre i condizionamenti e a seguire la propria libertà. E la propria vita. Quando uscimmo restammo qualche minuto in strada a chiacchierare fra noi. Eravamo tutti felici ed appagati di ciò che avevamo vissuto. Fra noi c’era complicità e rispetto. Ci consigliammo a vicenda coppie e singole senza gelosie ed appartenenza. Quella complicità maschile, me ne inizio a rendere conto solo ora, è uno dei lasciti più preziosi che il Mondo del Gioco ci possa lasciare.
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